Coprifuoco e tedio domenicale, dai CCCP a Zucchero

In questo strano tempo, sospeso tra l’estate e l’inverno, voci di coprifuoco e nuovi o vecchi divieti, le domeniche d’autunno tornano a far scendere la loro ombra lieve e sottile sul mondo.

Ecco. La domenica.

Tra i giorni della settimana, è quello che abito con più fatica. Da sempre.

Assai più del lunedì, ad esempio.

Tedio domenicale

Già da ragazzo ascoltavo a ripetizione un brano degli immensi CCCP, Aghia Sophia, con quella intro graffiante e laconica: «Te-di-o do-me-ni-ca-le…».

coprifuoco domenicale

E poi quei versi sussurrati ma così pungenti, oggi come allora:

«Vivrò l’ordine, la libertà, l’obbedienza
l
a responsabilità, l’uguaglianza.
Vivrò la gerarchia, l’onore, la punizione
Vivrò la libertà d’opinione…».

Domenica lunatica

C’era poi, sempre in quegli anni giovani, la prima traccia del primo disco di Vasco Rossi in cui mi sia immerso completamente: l’album era Liberi liberi, la canzone Domenica lunatica, tutt’oggi una delle mie preferite del Komandante.

«Accidenti all’ipocrisia
a
lla malinconia
a
lla noia che ci prende
E che non va più via…».

Fu lui a farmi venire voglia di imparare a suonare la chitarra: ancora conservo un paio di suoi canzonieri acquistati in una gita del liceo a Roma. Trent’anni fa, o giù di lì.

E suo fu anche il primo grande concerto a cui andai: stadio Delle Alpi di Torino, sotto la pioggia. Indimenticabile.

Sempre di domenica

Qualche anno dopo la domenica sarebbe diventata il giorno prediletto dalla ragazza con cui stavo allora, e con cui condividevo da tempo una tormentata relazione, per decidere fatalmente di porre fine a tutto.

Salvo ripensarci qualche settimana dopo. Fino alla prossima domenica…

Ne ridemmo anche insieme quando proprio in quel periodo uscì il singolo di Daniele Silvestri Sempre di domenica:

«Allora sparami
feriscimi
finiscimi
lasciami…

Mi domando come mai succede
sempre di domenica…

succede sempre solamente di
domenica»…

Il suono della domenica

Recentemente mi è capitato di ritornare all’autobiografia di Zucchero, che avevo letto con interesse un paio d’anni fa. Perché Sugar racconta le crepe dell’anima che ha vissuto sin dall’uscita di Blue’s nel 1987, mostrando ancora una volta come spesso al successo pubblico e commerciale di un artista non corrisponda una vita facile. Un aspetto sul quale tornerò in uno dei prossimi articoli.

Non ricordavo che l’avesse intitolata Il suono della domenica. Proprio come una sua canzone che si chiude domandando:

«Che suono fa la domenica da te?».

https://www.facebook.com/watch/?v=1564510350368014

Coprifuoco e tedio domenicale

Da me, la domenica non ha il suono dei paesi di campagna, del grano e del riposo dei campi, ma lo stridore imperfetto e anonimo della periferia cittadina. Il gorgo silenzioso della prima cintura di una città post-industriale.

Le campane continuano a suonare in lontananza agli orari stabiliti, senza annunciare più nulla.

Non è questione di noia o malinconia. Né di pigrizia o di spleen domenicale per un “giorno del riposo” sperimentato come tale davvero molto raramente.

È che mi sembra un giorno sprofondato, svuotato, obliquo. Né troppo lento né troppo veloce. Indistinto. Indifferente. Tedioso, appunto.

Quanto basta, insomma, per chiudere qui questo breve articolo, istantaneo e improvvisato.

Scritto in uno strano pomeriggio di metà ottobre che sta per far scendere la sua ombra lieve e sottile sul mondo, fra voci di coprifuoco e vecchi o nuovi divieti. Nella speranza che anche tutti gli altri giorni della settimana non finiscano col somigliare troppo, davvero troppo, a una domenica d’autunno…