Layla, un poema d’amore rock senza tempo

Layla, un poema d’amore rock

Proprio in questi giorni ricorre il 50° anniversario dell’uscita di un album doppio che ha fatto la storia del rock. E che ho ascoltato e amato così tanto da volergli dedicare un libro, uscito per la storica casa editrice Arcana lo scorso gennaio.

Poteva sembrare un’idea dal fiato corto, scrivere su un unico album, peraltro di una band estemporanea come i Derek and the Dominos. Eppure sentivo che provarci mi avrebbe portato ben oltre l’obiettivo che aveva puntato sin dalle prime pagine.

Non volevo infatti solo parlare delle 14 tracce che compongono il disco, né semplicemente della storia che lo aveva ispirato, quella nota e abusata tra Clapton e l’incantevole modella Pattie Boyd, allora moglie del “quiet Beatle” e intimo amico di Eric, George Harrison.

Mi interessavano soprattutto due cose.

1968-1970

Anzitutto ricostruire quel periodo musicale, in particolare gli anni dal 1968 al 1970, così pieni di fermenti.

Layla, in fondo, non è che il punto apicale di una serie straordinaria di incontri, collaborazioni e amicizie tra il Clapton pre e post-Cream e artisti come Jimi Hendrix, John Lennon, gli Stones, Delaney Bramlett, Bobby Whitlock, Carl Radle, Jim Gordon, Dr. John, Duane Allman e ovviamente lo stesso Harrison… A ognuno di questi incroci esistenziali ho dedicato un capitolo del libro.

Leyla e Majnun

Inoltre, volevo sondare la corrispondenza profonda tra l’album Layla and other assorted love songs e il capolavoro persiano Leyla e Majnun del XII secolo che lo aveva ispirato.

Questo è stato indubbiamente l’aspetto più appassionante e sorprendente del lavoro: non credevo infatti di trovare così tante corrispondenze tra i versi e l’atmosfera generale del disco e le pagine di questo poema persiano senza tempo, considerato il Romeo e Giulietta d’Oriente.

È stata la vera svolta, quella che mi ha portato a scegliere uno stile più narrativo e a far sì che a parlare non fossi io, ma direttamente la voce di una misteriosa creatura notturna, apparsami in sogno, di nome «Leyla».

Layla poema damore rock

Tra passione e ossessione

È stato emozionante immedesimarmi nelle tribolazioni del giovane Eric, alle prese, proprio come Majnun, con un amore impossibile per una ragazza proibita e sfuggente. L’ossessione più lancinante, che per entrambi si fa verso, canto, poema d’amore.

Mettere a confronto queste due opere, pur così distanti geograficamente e cronologicamente, mi ha permesso di compiere un viaggio nella fenomenologia della passione amorosa che da esse traspare. Alla fine, ho riassunto le mie scoperte in una sorta di “cerchio magico”, in cui a ogni canzone è associata una coppia di aspetti di questa passione/ossessione.

Layla poema damore rock Rezzi

Ad esempio la promessa e l’illusione in I looked away, la supplica e la resa nell’immensa Bell Bottom Blues, la tristezza e l’ossessione in Why does love got to be so sad, la trasgressione e il tormento nella travolgente cover di Have you ever loved a woman, fino allo sconvolgimento e alla follia di Layla, la traccia n. 13, il vertice del poema.

Ma è impossibile tralasciare gli altri brani, come la solenne Little Wing, omaggio di Clapton all’amico Hendrix registrato pochi giorni prima della tragica morte di Jimi, o l’ammaliante I’m Yours, costruita proprio su un pugno di versi di Leyla e Majnun.

Scoprire tutte queste corrispondenze ha sorpreso anche me, ma in fondo ha confermato la mia convinzione che l’album e il poema appaiono così vicini perché intrisi della stessa febbre lirica, quella dei due protagonisti, entrambi “menestrelli” e cantori di un amore tragico e travolgente.

Collaborazioni

Più scrivevo, più sentivo che per essere completo il libro avrebbe dovuto assumere un respiro più ampio.Layla poema damore rock cover

Da qui mi venne l’idea di chiedere alla giovane illustratrice Laura Ciriello (in arte La Volpe) di dare un volto, col suo stile unico, ai protagonisti della storia ritratti com’erano in quegli anni. La collaborazione con Laura è stata davvero entusiasmante: è sua anche la copertina del libro…

Infine, la classica ciliegina sulla torta sarebbe stata la Prefazione di un grande chitarrista e appassionato claptoniano. Con il timore reverenziale del fan di vecchia data, ho deciso di scrivere al grandissimo Maurizio Solieri, che sapevo aveva eseguito più volte il solo finale di Layla in studio e dal vivo.

L’emozione di poterlo incontrare qualche settimana dopo durante la storica Notte delle chitarre ad Asti e la sua immediata disponibilità alla mia proposta sono tra le soddisfazioni più grandi che questo progetto mi ha regalato. Oltre alla conferma del significato profondo che quest’album ha avuto e continua ad avere per musicisti, artisti e fan in tutto il mondo.

Perché questo è Layla, in fondo: un capolavoro fragile, sofferto e ispirato, registrato senza fronzoli e in maniera istintiva in poco più di due settimane, tra fine agosto e inizio settembre 1970. Un poema d’amore rock senza tempo, il cui immenso valore musicale e artistico lo ha portato, dopo non poche difficoltà iniziali, ad abitare tra le opere immortali.